Racconto selezionato: Una seduta del parlamento del G.U.A.I.O.
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"La lotteria" racconto di Sergio Rustichelli a pagina 141
Cherchez la femme - I vizi e le virtù da 58 autori a cura di Giuliano Brenna & Roberto Maggiani
Come possa essere accaduto che un bambino di poco più di tre anni sia scoppiato in un pianto dirotto alle venti di sera per una notizia appresa e compresa alla radio è un fatto che mi è rimasto oscuro per parecchio tempo, soprattutto perché quel bambino ero io. Bisogna però procedere con ordine e fare un passo indietro nel tempo. Il 4 maggio del 1949, come in tutti i mercoledì della mia infanzia, tornavo in auto alla sera con i miei genitori dalla visita settimanale fatta ai nonni in Vanchiglia. Questo lo ricordo bene, il resto lo riporto come racconto dei miei: ero estremamente orgoglioso di sedermi nel sedile posteriore della 500 belvedere con carrozzeria finita in legno appena ritirata dalla FIAT dotata di una preziosissima autoradio con due manopole a cono tronco: una, a sinistra, dava l’accensione e il volume, l’altra, a destra, ricercava fra sibili e squittii la sintonia desiderata. Per me era un bel gioco preceduto da quello di aiutare a estrarre l’antenna prima della partenza sollevato da un genitore. L’autoradio è accesa e trasmette un notiziario: papà blocca l’auto in corso Moncalieri all’altezza della barriera di Piacenza, aumenta il volume e sospira alzando le mani dal volante. La notizia della morte per un incidente aereo della squadra di calcio del Torino era stata appena comunicata. Il mio pianto irrefrenabile e acuto sorge immediato e sorprende i miei genitori, che non comprendono la reazione del bambino: in genere a quell’età non è ben chiara l’essenza della morte (pare che prima io abbia esclamato: “ma allora non giocano più?”). Io a quel tempo non avevo mai visto una partita di calcio né avevo conoscenza diretta di tale sport: ma il ricordo del dolore che ebbi in quel momento e del successivo pianto è in me ancora oggi vivo e invariato. Seppi poi dai loro racconti che quella giornata era uggiosa, incredibilmente ostile per essere in primavera inoltrata e che la città tutta aveva partecipato al lutto collettivo maledicendo la nube bassa che aveva avvolto Superga. Per anni, ancora adesso, io però avrò memoria solo di quel pianto, delle braccia di mio padre alzate in segno di resa, e dell’autoradio con l’antenna, che da piacevole trastullo si erano trasformati in oggetti ostili, portatori di tristezza. Solamente dopo molto tempo ne comprenderò chiaramente il motivo. Sfogliando da adolescente le fotografie del mio battesimo avvenuto nel mese di settembre del 1945, notai una posa che mi ritraeva sostenuto nei miei paludamenti da un sorridente giovanotto dal naso largo e dall’aria simpatica che mi fissava dolcemente, mentre sotto alla coperta che mi avvolgeva pendeva di taglio un gagliardetto triangolare (la foto in bianco e nero non ne rivelava il colore, ma s’intravedevano alcune lettere: F. T. RO). Chiesi chi fosse questo signore sconosciuto e ne ebbi una sorprendente risposta. Mio padre durante la guerra era vice-capoufficio alla Fiat e fra i suoi collaboratori contava un impiegato speciale, un imboscato che fingeva di lavorare in quell’ufficio strategico per non avere obblighi militari in periodo bellico: il suo nome era Ezio Loik, mezzala destra del Torino F.C. Malgrado la sua dichiarata juventinità, mio padre accolse e apprezzò moltissimo la generosa e genuina figura del calciatore della squadra cittadina avversaria e lo aiutò ad allenarsi per tutto il periodo coprendone la vera identità ai tedeschi. Anzi fra i due s’instaurò un rapporto d’amicizia e di stima, anche dopo la fine del conflitto, che portò all’invito al mio battesimo del calciatore, che come testimonia la foto accettò partecipando. Mio padre diede subito il gagliardetto donatomi da Loik a un suo figlioccio tifoso del Toro (che ancora oggi gelosamente lo conserva!), con la vana speranza che anch’io seguissi le sue simpatie bianconere: ma evidentemente oramai avevo ricevuto l’imprinting neonatale calcistico, perché gli occhi penetranti del valoroso “elefante”, incrociando benevolmente il mio sguardo durante la cerimonia, assieme al suo caldo e forte sostegno, avevano fatto di me per sempre un fedelissimo tifoso granata. Infatti io allora ragazzino, soffrivo (spesso) e gioivo (di rado) già da tempo allo stadio per le sorti altalenanti della mia squadra del cuore senza tentennamenti.
Ecco dunque che si spiega perché la sensibilità inconscia del bambino al momento del ricevimento della notizia della sciagura in tal modo gli avesse creato la percezione del suo primo lutto, non solo sportivo, ma anche umano: era inconsapevole che sarebbe stato solo il primo di una lunga serie di cui è affollata la vita.
(Primo Premio sezione letteratura italiana del concorso nazionale "Poesia Granata" edizione 2017 , consegnato il 2 dicembre 2017 al Museo del Grande Torino)
Il volo delle coppie è un racconto in dodici episodi, che vedono coinvolte dodici coppie cui nell’arco temporale di un anno succederanno degli avvenimenti eccezionali che stravolgeranno le loro vite. Sarà solo un caso? Ci saranno delle forze che periodicamente si adopereranno per propiziare questi accadimenti? Tutto alla fine sarà cambiato, e solo alla fine tutto sarà svelato. La penna di Sergio Rustichelli è ironica, a tratti graffiante, quasi sempre impietosa.
Edizioni Esordienti, Moncalieri TO, 2017
ISBN 978-88-6690-377-2
Autore: Sergio Rustichelli
Formato: Libro cartaceo - 390 pagine
ISBN 978-88-6690-389-5
Autore: Sergio Rustichelli
Formato: Epub, Kindle
http://www.larecherche.it/librolibero_ebook.asp?Id=223
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"SENSO" racconto di Sergio Rustichelli pag. 320
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